Dopo diverso tempo torno a scrivere di vita da freelance, di come le esperienze siano indispensabili per migliorare in questo lavoro e di come quest’ultime possano avvantaggiare notevolmente i clienti. È vero, è un dato di fatto: il mestiere del grafico è un mestiere creativo, dinamico, emozionale. È altrettanto vero, che per farlo bisogna essere anche dei tecnici pragmatici e calcolatori, con spiccate capacità di problem solving e con conoscenze ampie sia in campo prettamente informatico sia in quello prettamente di cultura generale.
Negli ultimi mesi, lavorando ad alcuni progetti più o meno importanti, una cosa è balzata ai miei occhi: il “know-how” (traduz. dall’inglese: “sapere-come”) fa davvero la differenza. Alla domanda “perché dovrei affidare la mia comunicazione ad un freelance e non gestirla da solo?” tempo fa avrei risposto “perché un grafico è creativo” oppure “perché tu non hai il tempo di farlo e il grafico può aiutarti”. Oggi risponderei “perché un grafico freelance sa cosa fare, sa come farlo e sa come risolvere in poco tempo dei problemi per cui tu ci metteresti delle ore se non giorni“.
Il know-how fa davvero la differenza?
La risposta, avrai certamente intuito, è: assolutamente sì. Faccio un esempio pratico. Giorni fa una ragazza si rivolge a me per impaginare la sua tesi di laurea: un malloppo di circa 300 pagine scritte in word (noi grafici odiamo word). Aveva pochissimo tempo per consegnare la tesi e dovevamo unire tutti i files che lei aveva creato (un file per ogni capitolo), impaginarli secondo gli standard dettati dall’Università, salvarli in PDF e mandarli in stampa. Potenzialmente un lavoro semplice, che chiunque, con un po’ di pazienza, avrebbe potuto fare. Il problema era che dovevamo impaginare circa 300 pagine in meno di tre ore e che circa 200 di esse non potevano assolutamente subire modifiche di margini, caratteri, interlinea ecc. Lì è subentrata tutta la potenza del know-how, che mi ha permesso di riunire innanzitutto tutti i capitoli in tre soli files, di cui il secondo files composto da circa 185 pagine “intoccabili”, salvarli in PDF e poi fondere i PDF per crearne solo uno con numerazione progressiva e fronte-retro impeccabile. Chiunque, e ripeto, chiunque con un po’ di pazienza e di tempo avrebbe potuto farlo, ma io con qualche trucco di “magia” ho ridotto drasticamente i tempi.
Ora questo è un esempio banale, di un lavoro piuttosto semplice. Altro esempio è quando i miei clienti, condividendo i loro post del blog su Facebook si ritrovano uno share senza immagine di anteprima. Nel 90% dei casi è un banalissimo caso di cache risolvibile facendo un nuovo scratch (ovvero forzando Facebook a ricaricare i contenuti dell’articolo, visto che nel primo tentativo non il processo non era andato a buon fine), nell’8% dei casi hanno dimenticato ad inserirla come immagine in evidenza (vi assicuro che succede), nell’1% dei casi ancora hanno prima condiviso e poi inserito l’immagine in evidenza sperando nel miracolo di San Zuckenberg e nell’1% dei casi nessuno ha idea di cosa sia successo, basta eliminare l’articolo e ricaricarlo e tutto funziona.
Come si acquisisce il know-how?
Tutto questo l’ho appreso con le esperienze, con gli errori, con le notti insonni passate al computer fino a farmi uscire gli occhi dalle orbite. Il know-how si acquisisce con la fantasia, perché bisogna essere creativi per miscelare le conoscenze che già si hanno o per intuire la via per risolvere un problema. Per avere un buon know-how non basta studiare sui libri. Ogni caso è a se stante, ogni situazione è nuova e devi trovare le soluzioni. Si procede per tentativi, si sbaglia, si ricomincia, si getta qualche computer dalla finestra (mai, costano troppo e c’è crisi!), ma giungo sempre alla solita, medesima riflessione: lavorare fa la differenza, farlo con passione fa la differenza, preservare la propria curiosità e il proprio entusiasmo fa la differenza. Sacrifici? Tanti, ma mi permettono di poter offrire ai miei clienti un valido supporto nella crescita dei loro progetti, dei loro sogni. Ad ogni problema trovo una soluzione e se non ho la soluzione ho ben chiaro come fare per trovarla o capisco di dover affidare il compito a qualcuno che ha un know-how superiore al mio.
Per questo adesso, alla domanda posta all’inizio di questo articolo, risponderei: “perché io ho il know-how e posso aiutarti“. Non è vaneggiamento, tant’è che non si smette mai di imparare e di scoprire (ho proprio parlato di perseverare la curiosità e l’entusiasmo), ma è una vera realtà: il know-how, fa la differenza in ogni campo, fa la differenza nella vita.