Sentiamo spesso parlare di grosse aziende che effettuano un rebranding. Ma cos’è un rebranding?
Siamo abituati a pensare che sia il cambio di logo o dei colori aziendali. Tuttavia, sarebbe riduttivo limitare il significato di rebranding solo a questo. In realtà, si tratta di un processo strategico che riguarda e coinvolge l’intera aziende e la percezione del brand al di fuori di essa. Significa cambiare, praticamente, tutto l’aspetto visuale della comunicazione.
Negli ultimi anni, abbiamo assistito a diversi processi di rebranding, per i più svariati motivi.
Burger King, che è tornata ad un logo ispirato agli anni ’70 per riflettere l’impegno dell’azienda verso gli ingredienti di qualità superiore.
Pfizer, che, cavalcando l’onda dei vaccini anti-covid, sostituisce l’iconica pillola con una doppia elica stilizzata, per comunicare che non produce solo farmaci, ma si occupa anche di innovazione e ricerca scientifica.
Peugeot, che introduce un nuovo logo raffigurante una testa di leone stilizzata per tracciare l’inizio di una nuova era del brand, era che mira verso i veicoli elettrici e le tecnologie avanzate.
Un’azienda che decide di rinnovare la propria immagine lo fa, dunque, per adattarsi ai cambiamenti del mercato, alle esigenze dei clienti o alla propria evoluzione interna.
Ma come possiamo sapere se, anche per noi, è arrivato il momento per un rebranding? E, soprattutto, perché dovremmo farlo?
Quando arriva il momento di fare un rebranding?
Esistono diverse condizioni che possono indicarci che siamo giunti al punto da dover effettuare un rebranding aziendale. Io stesso, nel 2020, ho effettuato un massiccio rebranding (ne parlai qui). Vediamone alcune:
1. Cambiamenti nel mercato
Sappiamo bene che i mercati cambiano pelle continuamente. Cambiano i competitor, le tecnologie, le tendenze di settore. Questo può rendere obsoleta sia l’azienda che, di conseguenza, l’immagine aziendale.
2. Espansione del business
Se un’azienda che vende libri si espande in nuovi mercati e diventa un Marketplace (sì, sto parlando di Amazon), potrebbe aver bisogno di una nuova brand identity che rappresenti al meglio l’evoluzione.
Per l’appunto, proprio Amazon ha effettuato diversi rebranding nel tempo. Non ci credi? Guarda.

Dunque se stai pensando (o già lo hai fatto) di espandere i tuoi orizzonti, forse è giunto il momento di pensare ad un rebranding!
3. Cambiamento di mission, vision o valori
Ogni azienda ha una mission, una vision e dei valori fondanti. Quando un’azienda cambia uno o più di questi elementi aziendali, anche l’immagine deve essere in grado di riflettere il cambiamento.
Un caso eclatante è stato quello di Eni Gas e Luce che, nel 2022, è diventata Plenitude. Il cambio di rotta è stato obbligatorio per comunicare la sua evoluzione da fornitore tradizionale di energia a promotore di soluzioni sostenibili.
Il caso è eclatante perché il rebranding è stato massiccio, tanto da coinvolgere anche il naming (il nome aziendale pubblico).

4. Perdita di attrattiva o crisi d’immagine
Alcuni brand, per vari motivi, possono affrontare dei periodi in cui la loro attrattiva e la loro reputazione diventano così basse da creare degli enormi danni economici.
Uno dei casi più importanti è stato il rebranding di McDonald’s. In seguito a molteplici critiche rivolte alla scarsa qualità del suo cibo e all’impatto sulla salute dei suoi clienti, McDonald’s ha un periodo di risultati altalenanti e rischiosi. Motivo per cui ha avviato un rebranding focalizzato su un’immagine più “salutare” dell’azienda. Questo processo è stato così laborioso che ha coinvolto il loro menu (hanno iniziato a proporre alimenti freschi, come le insalate), i loro locali (hanno rinnovato l’aspetto delle attività commerciali con un design più pulito ed elegante) e hanno cambiato il colore principale del loro brand, passando da rosso a verde (questo passaggio permette di far trasparire freschezza e attenzione all’ambiente).

Il risultato, ad oggi, è dalla parte di McDonald’s che, non solo ha recuperato la sua clientela, ma è riuscita ad ampliare ancora di più il suo pubblico.
Tipologie di rebranding
Negli esempi precedenti abbiamo visto che il rebranding può essere piccolo e quasi impercettibile, così come estremamente laborioso e vistoso. Per questo i rebranding si distinguono in:
- Rebranding totale: un processo che coinvolge tutti gli aspetti dell’identità aziendale, dal naming, al logo, ai locali, al website e, in generale, a tutta la comunicazione.
- Rebranding parziale: un processo che si concentra solo su alcuni elementi (es. logo o tone-of-voice) per aggiornare l’immagine e renderla di tendenza, pur senza stravolgerla.
Che benefici può dare un rebranding ben fatto?
I benefici ritengo siano facili da identificare.
Cominciamo col dire che un rebranding genera una nuova ondata di interesse da parte dei potenziali clienti, cosa che (seppur per un periodo breve) dona all’azienda una maggiore riconoscibilità.
In seconda battuta, un buon rebranding migliora la reputazione, ovvero come l’azienda viene percepita dall’esterno. Per questo è importante pensarci se la tua attività sta passando un periodo difficile.
Infine, ma non per ordine di importanza, un rebranding aiuta l’azienda ad adeguarsi ai cambiamenti, ad attirare un nuovo pubblico giovane (l’età avanza per tutti) e stare al passo coi tempi.
Chi si occupa del rebranding?
Un rebranding è un processo complesso (lo ribadisco) che richiede una visione strategica e competenze tecniche. Bisogna essere in grado di studiare il mercato, il target, la concorrenza, le ultime tendenze, prima di poter realizzare un’identità visiva coerente, distintiva e memorabile.
Capiamo, quindi, che non tutti sono nelle condizioni di poter affrontare un lavoro del genere. Affidarsi ad un buon graphic designer o ad un’agenzia di comunicazione non può essere che un passo obbligatorio.
Personalmente, ho curato diversi progetti di rebranding (alcuni con ottimi risultati, direi) e conosco bene le difficoltà e le insidie che nascondono. Bisogna essere in grado di sondare le proprie scelte, di effettuare test con campioni adeguati di pubblico. Bisogna avere il coraggio di rivedere tutte le scelte affrontate, per il bene dell’azienda per cui si sta lavorando.
Conclusioni
Non è facile stabilire quando è il caso di effettuare un rebranding. Il mio suggerimento è quello di affrontare un’analisi strategica (tramite sondaggi e test di varia natura) durante tutto l’arco di vita della propria azienda, per capire con precisione come questa viene vista dall’esterno.
Beccare il momento giusto, può permetterti di mantenere vivo il tuo business e di rispondere, con forza ed efficacia, alle sfide di un mondo in continua evoluzione.
Vuoi sapere se è giunto il momento di effettuare un rebranding? Chiedimelo nei commenti!