Minimalismo e clean design: quando davvero Less is More

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Immagine in evidenza: minimalismo e clean design

Una delle richieste più frequenti nel mio settore è: “voglio qualcosa semplice, ma che sia d’impatto” e, ne sono consapevole, il cliente vorrebbe tutto fuorché qualcosa di semplice. La credenza comune, infatti, vuole che più una grafica è ricca di elementi e dettagli, più questa sia impattante.

L’esperienza mi ha fatto comprendere che è l’esatto opposto: Less is More (meno è di più) è diventato il mio mantra. Mi sono reso conto che togliere porta più vantaggi che aggiungere.

Quando ad un design iniziamo a togliere tutto ciò che non serve, possiamo entrare in due filoni di pensiero: il Minimalismo e il Clean Design. Pur essendo molto simili (per certi versi) sono anche molto diversi fra di loro.

L’obiettivo comune è eliminare il superfluo e aumentare l’impatto sul visitatore, ma cosa differenzia i due stili? E perché Less è davvero More? Continua a leggere e lo scoprirai.

Minimalismo vs. Clean Design

Il Minimalismo, nudo e crudo, riduce al massimo gli elementi grafici, privilegiando la funzionalità e la leggibilità quasi azzerando gli elementi decorativi.

Questo è un esempio di minimalismo:

Esempio di UX/UI Design estremamente minimalista

Il Clean Design, invece, pur prendendo spunto dal minimalismo, concede maggiore flessibilità. Permette, infatti, di aggiungere dettagli visivi, sfondi, elementi ornamentali, purché mantengano un aspetto pulito ed equilibrato.

Questo è un esempio di Clean Design:

Un layout minimale, ricco di colori e immagini

Come possiamo notare, entrambe le filosofie condividono alcuni principi fondamentali, ma li applicano in maniera diversa. Scopriamo quali sono.

1. Spazi bianchi (o spazi negativi)

Spesso sottovalutati, gli spazi bianchi (o white space) non sono semplicemente “spazi vuoti”, uno sperpero di spazio, ma un potente strumento che migliora la leggibilità, da equilibrio al design e, per l’appunto, impatto visivo.

Al contrario di ciò che si pensa, elaborati grafici troppo densi e compatti, troppo ricchi di contenuti (spesso superflui) scaturiscono l’effetto opposto: creano solo confusione… altro che impatto.

Ogni elemento ha bisogno di aria per essere notato. Gli spazi bianchi fanno proprio questo: pongono l’accento sugli elementi che per noi sono più importanti.

La homepage di Google, esempio estremo di white space

Attenzione, però. Si parla di spazio bianco, ma ciò non toglie che possa essere nero, grigio, verde o marrone. Viene comunemente chiamato così perché è un termine che nasce dalla tipografia tradizionale, dove gli spazi vuoti erano effettivamente bianchi (il colore della carta).

Come cambia l’utilizzo tra le due filosofie?

Nel Minimalismo gli spazi bianchi sono predominanti, con l’intento di creare un’estetica scarna, quasi vuota.

Nel Clean Design, invece, pur essendo ampiamente presenti, sono più bilanciati con gli altri elementi visivi, dando un senso di ricchezza estetica, senza rinunciare alla creatività.

2. Tipografia essenziale e leggibile

Scegliere i caratteri giusti è una cosa essenziale. Per ottenere un layout che risponda ai criteri di Less is More bisogna:

  • utilizzare pochi caratteri (uno o due al massimo)
  • organizzare bene le gerarchie visive, dando dimensioni e pesi che guidino il lettore a dare la giusta importanza ad ogni contenuto.

Nel Minimalismo, inoltre, si prediligono font sans-serif (senza grazie), puliti ed essenziali con poche varianti di peso (soprattutto le più sottili) e poche dimensioni.

Nel Clean Design, invece, è permesso l’utilizzo di tipografie espressive, caratteri audaci, varianti di peso fino all’extrabold. La cosa importante è che rimangano altamente leggibili e coerenti con l’identità aziendale.

La homepage di Apple, esempio di Clean Design.

3. Pochi elementi grafici, scelti con cura

È importante dare ad ogni elemento grafico una funzione chiara, per eliminare il disordine visivo e rendere pulita la navigazione (nel caso di un website) o la lettura (nel caso di un design cartaceo).

Le regole fondamentali sono:

  • le immagini devono essere coerenti e d’impatto;
  • le icone devono essere semplici e intuitive, senza dettagli superflui;

Nel Minimalismo le immagini sono ridotte al minimo e sostituite con icone o forme geometriche.

Nel Clean Design possiamo integrare immagini e grafiche di qualsiasi tipo, purché siano inserite in maniera pulita e non confusionaria all’interno del layout.

4. Colori neutri o palette limitate

Sulla scelta dei colori ne ho parlato abbondantemente qui e qui). In linea di massima, in qualsiasi grafica, l’ideale sarebbe utilizzare un numero limitato di colori, per evitare l’effetto “disastro”.

Nel Minimalismo i colori vengono quasi totalmente annullati. L’uso comune è quello di utilizzare palette di colori neutri (bianco, nero, grigi, beige) con accenti minimi.

Nel Clean Design, invece, possiamo usare palette più ampie, purché le combinazioni siano equilibrate e armoniose. Due, tre colori dovrebbero essere il massimo da utilizzare. Se proprio vogliamo esagerare, possiamo giocare sulla tonalità (blu scuro, blu leggermente più chiaro) per creare effetti hover o microaccenti.

Quando scegliere il Minimalismo e quando il Clean Design?

Questo genere di domande cerco sempre di schivarle, perché categorizzare uno stile ad un solo utilizzo è riduttivo. Diciamo che molto dipende dalla personalità aziendale.

Un design minimalista, solitamente, trasmette un’immagine ultra-essenziale, elegante, sofisticata.

Un Clean Design, invece, punta ad un’estetica pulita e moderna, elegante sì, ma anche alla mano, più vicina alla gente che, potenzialmente, ne fruirà.

Tuttavia, come in ogni cosa, queste definizioni possono essere totalmente ribaltate, come in questo caso:

Un layout grafico che ho realizzato, in stile clean.

Questo è un layout che ho disegnato per un mio cliente. Pur essendo un esempio di Clean Design, risulta comunque essenziale e sofisticato. Rispetto ad un website puramente minimalista, è più evocativo ed emozionale, grazie alle bellissime foto e agli accenti di colore.

Conclusione

Esistono tantissimi stili grafici, ognuno dei quali ha i suoi vantaggi. Personalmente mi trovo bene nel Clean Design e, seppur in maniera inferiore, nel minimalismo. Tuttavia, il mio suggerimento è quello di esplorare in lungo e in largo tutti gli stili e poi scegliere quello che riesci a concepire meglio.

In questo articolo ho posto l’accento sui website, ma Minimalismo e Clean Design possono essere utilizzati in tanti settori come:

  • Logo Design
  • Branding
  • Editorial Design
  • Web Design
  • Packaging Design
  • UI/UX Design
  • Social Media Design
  • Presentazioni e inforgrafiche
  • E-commerce DEsign
  • Advertisting (ADS)

Le regole rimangono le stesse: vanno solo applicate in modo consono al supporto finale.

Ora sono curioso: quale stile preferisci? Il Minimalismo o il Clean Design?

Scrivilo nei commenti.

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